venerdì 1 giugno 2012

La primavera trascorreva lenta ed esanime, felice e triste e improvvisa ma prevista, con picnic nei grandi parchi della città e tanti amici, tanti sguardi inutili e tante risate e tanti tiramisù un po' sciolti da mangiare col cucchiaio facendosi cadere il cacao sui vestiti e poi imprecare. Un pomeriggio di domenica a parlare fitto fitto di politica con un giovane ingegnere fuoricorso, sdraiati sul pratone enorme vicino casa mia, sorseggiando birra del discount e mangiando patatine alla salsa barbecue. Un amico spagnolo bellissimo che viene a salutarmi prima di partire. Qualche scambio di battute su Tenco con un amico che mi dice che sembravo mezza scema e invece no. Un'amica che parte con cui mi sforzo di essere carina ma non mi va. Una festa da organizzare. Prendere un caffé con la prof di economia per discutere del parziale, il suo cagnolino che mi fa le feste e il mio cellulare che squilla tutto solo. Un panino troppo poco condito in un posto troppo turistico, l'abbronzatura a chiazze che odio. I cioccolatini portati dal Belgio finiti in un pomeriggio, e disperate ore di palestra per smaltirli. Domani è Carnevale e non lo sapevo. Un gatto nero che mi attraversa la strada mentre torno a casa. Fare il giro dell'isolato e ritrovarselo di nuovo lì, con tanto di topolino tra gli artigli. Quando dici evvabbé, non era giornata. Facile, così.