domenica 19 ottobre 2008

Senza parole...



La maschera
Trilussa

Vent'anni fa m'ammascherai pur'io!
E ancora tengo er grugno de cartone
che servì p'annisconne quello mio.
Sta da vent'anni sopra un credenzone
quela maschera buffa, ch'è restata
sempre co' la medesima espressione,
sempre co' la medesima risata.
Una vorta je chiesi: - E come fai
a conservà lo stesso bonumore
puro ne li momenti der dolore,
puro quanno me trovo fra li guai?
Felice te, che nun te cambi mai!
Felice te, che vivi senza core!-
La Maschera rispose: E tu che piagni
che ce guadagni? Gnente! Ce guadagni
che la gente dirà: Povero diavolo,
te compatisco...me dispiace assai...
Ma, in fonno, credi, nun j'importa un cavolo!
Fa' invece come me, ch'ho sempre riso:
e se te pija la malinconia
coprete er viso co' la faccia mia
così la gente nun se scoccerà...-
D'allora in poi nasconno li dolori
de dietro a un'allegria de cartapista
e passo per un celebre egoista
che se ne frega de l'umanità.

Vent'anni fa mi mascherai anche io!
E conservo ancora la maschera di cartone
che servì per nascondere la mia (faccia).
Giace da vent'anni sopra un credenzone
quella maschera buffa, che è restata
sempre con la stessa espressione,
sempre con lo stesso sorriso.
Una volta le chiesi:- E come fai
a mantenere lo stesso buon umore
anche nei momenti di dolore
anche quando mi trovo in mezzo ai guai?
Felice te che non cambi mai!
Felice te che vivi senza cuore!-
La Maschera rispose:- E tu che piangi
cosa guadagni? Nulla! Guadagni che
la gente dirà: Povero diavolo...
Ti capisco, mi dispiace molto
Ma in fondo credi, non gli importa nulla!
Fà invece come me, che ho sempre riso
e se sei preso da malinconia
copriti il viso con la mia faccia
così la gente non ti scoccerà...-
Da allora nascondo i dolori
dietro quell'allegria di cartapesta
e passo per un celebre egoista
cui nulla importa dell'umanità.


lunedì 13 ottobre 2008

...Riusciranno a riveder le stelle?


Oggi camminavo per un viale alberato, fuori da scuola. Il sole spuntava timido dalle nuvole, il vento era leggero ma pungente, io camminavo sul tappeto di foglie morte provocando uno scricchiolio quasi impercettibile, era come una sinfonia silenziosa fatta dal battito del mio cuore, dallo scricchiolio delle foglie e dal vento leggero. E oggi, proprio oggi mentre camminavo lungo quel viale al cospetto del signor Autunno, con i suoi colori accesi, il suo freddo ancora non pronunciato e le sue caldarroste fumanti, è tornata a trovare la mia mente la signorina Primavera, con i suoi batticuori, le sue speranze e i suoi boccioli delicati. E mi è venuta in mente quella giornata di aprile, quando ancora spensierata passeggiavo mano nella mano con lui tra la gente. Entrambi avevamo paura di tutta quella gente. "La gente è strana" cantava Morrison alla fine dei '60. Beato te, Jim, che non hai visto quella di oggi. Beato te che al momento giusto sei sparito, velocemente così com'eri apparso. Però insieme, insieme non ci faceva paura nulla. Insieme non ci curavamo di nulla. Sapete come diceva Prévert, "I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno"... Non avrebbe potuto dirlo meglio. Ma, d'altro canto, Baudelaire accusava il Tempo di mangiarsi la vita, forse con un impercettibile accenno al Carpe Diem oraziano. Amaro, ma un invito a cogliere l'attimo. Ed ecco qui me, passata da Prévert a Baudelaire, dalla signorina Primavera al signor Autunno, da lui al niente. Sarebbe bello essere un'eroina dei libri. Perchè no, la Margherita di Bulgakov. Lei l'ha salvato il suo uomo. Piuttosto che vivere una vita senza di lui si è sacrificata, si è sottoposta a tutto per riabbracciare il suo uomo, pur di curarlo, di farlo suo nuovamente e di crescerlo, di nuovo, come un bambino. L'avessero tutte il tuo coraggio, Margherita.